Per quanto possa suonare paradossale, una delle ragioni per cui in Italia manca una cultura videoludica “matura”, paragonabile a quella di paesi come la Francia o gli Stati Uniti – e’ riconducibile ad istanze di carattere linguistico. A differenza di comparti dell’intrattenimento e della pop culture quali la musica, la letteratura e il cinema, che possono contare su un’infrastruttura evoluta e su una critica preparata, in Italia il discorso videoludico viene generalmente monopolizzato da due categorie: gli addetti del marketing e i giornalisti.
Questi ultimi si dividono in due grandi categorie: i giornalisti della stampa specializzata – che nella maggior parte dei casi sono appassionati di videogiochi che hanno accesso a strumenti di comunicazione piu' o meno efficaci (fanno parte di una redazione oppure contribuiscono a un sito internet) – e i giornalisti della stampa generalista (tra i quali esistono scrittori esperti ed inesperti, i quali paradossalmente spesso collaborano con testate di larga tiratura, apparentemente rispettabili – un’anomalia che pur non essendo specificatamente italiana, nel caso specifico del videogame assume proporzioni preoccupanti).
La mancanza di un’industria videoludica locale ha prodotto una situazione peculiare: l’Italia e’ una colonia dei publisher internazionali, per lo piu’ statunitensi. Se a questo si aggiunge il fatto che la lingua franca del videogame e’ l’inglese – il giapponese e’ una nicchia per pochi appassionati – si possono facilmente comprendere le ragioni per cui i discorsi legati al videogame in Italia siano afflitti da un'inutile proliferazione di termini inglesi. Il marketing videoludico utilizza un linguaggio ibrido, esoterico ed incomprensibile ai non addetti ai lavori (leggi = le persone normali), punteggiato da termini usati in contesti industriali come franchise.
Ancora piu' disdicevole e' la tendenza di tradurre in italiano maccheronico sostantivi, verbi ed espressioni inglesi. Un esempio classico e' il verbo "to release" che qualche brillante "giornalista" si ostina a tradurre come "rilasciare". Ora, il verbo rilasciare in italiano significa "lasciare di nuovo", "lasciare libero" (nel senso di liberare", "dare, consegnare" o "allentare la tensione". Ora, un editore non "lascia libero" un videogame - il videogioco, infatti, non e' un ostaggio rapito da terroristi islamici. Un videogame viene pubblicato, distribuito oppure commercializzato. Un videogioco non viene "rilasciato": un editore non ha alcuna intenzione di "allentare la tensione". Notare il prefisso "ri" di ri-lasciare = lasciare di nuovo. Semmai, il publisher puo' "rilasciare una dichiarazione". Per esempio, una frase come The publisher has scheduled June the first for the release of her new novel andrebbe tradotto cosi' :"L'editore ha programmato per il primo giugno la distribuzione del suo nuovo romanzo" (meglio ancora sarebbe "pubblicazione del suo nuovo romanzo"). Oppure: The company issued a press release to announce its new product = L'azienda ha emesso un comunicato stampa per annunciare il suo nuovo prodotto. Oppure: The movie's release occurred on the same day across the country = La distribuzione del film avverrà lo stesso giorno in tutto il paese. Per farla breve, l'espressione "rilasciare un videogame" e' grossolana e urticante.
Invito tutti i lettori a confrontare le schede descrittive di un videogame pubblicate sui siti ufficiali dei publisher italiani (o, peggio, dei distributori) con la sinossi di un film o di un romanzo ospitata sui siti del rispettivi editori. La scheda di un videogame si distingue per l'uso di un italiano orribile, frutto della traduzione pigra e sgrammaticata degli addetti dei marketing o dei responsabili del sito, che reciclano le informazioni della casa madre senza apportare i necessari adattamenti. Se nel caso degli editori di videogiochi la situazione e’ inquietante, la situazione raggiunge livelli tragicomici nel caso dei distributori, i quali dedicano alla preparazione dei testi un’attenzione minima.
I siti italiani dedicati all’informazione videoludica – parlare di critica, nella maggior parte dei casi, e’ fuori luogo – si limitano a tradurre pedissequamente le notizie che appaiono sui siti e i blog americani, perpetuando la sistematica storpiatura e violazione della lingua italiana. Dal momento che i siti privilegiano la velocita’ di pubblicazione delle notizie rispetto alla qualita’ della scrittura, e’ facile immaginare le conseguenze sull’ecosistema mediale. A differenza della critica cinematografica, che puo' vantare una relativa omogeneita’ linguistica e un’eleganza stilistica ottenuta grazie a un pluridecennale interscambio tra l'accademia e l'editoria – la comunicazione videoludica in Italia e’ spesso povera, approssimativa e perfino dannosa.
Riteniamo per tanto importante, se non indipensabile, introdurre una terminologia adeguata, per promuovere un linguaggio comprensibile, capace di articolare le sfumature di un medium sorprendentemente complesso. Si tratta di un’operazione in fieri, aperta a tutti, che ci auguriamo potra’ beneficiare l'intera comunita’. Se volete inviare una segnalazione, una proposta di revisione o un suggerimento dei termini gia' presenti nel nostro database, cliccate qui.
Questa e' una iniziativa utile. Ho una proposta: perche' non suggerisci settimanalmente due o tre titoli del glossario da definire cosi' che i lettori possono partecipare direttamente alla stesura e magari confrontarsi su alcuni temi?
Scritto da: Destroyer | 06/04/08 a 17:29
Grazie per l'ottimo suggerimento, Destroyer. Non e' una brutta idea. Si potrebbe provare, magari a cadenza settimanale. Se hai qualche proposta, per cominciare, sai come rintracciarmi.
Scritto da: Matteo | 08/04/08 a 17:11